Screening Breast Unit

06.05.2015 11:15

 

Monica Bellissario - Albano Team - marzo 2015

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SCREENING A REGIME E BREAST UNIT NELLA ASL RM H: ANCORA UNA CHIMERA?

 

Le potenzialità sono tutte lì. Il nuovo Ospedale dei Castelli Romani è stato individuato dalla ASL RMH come la sede idonea ad accogliere, entro il 2016, una Breast Unit: un modello ospedaliero integrato ove sono presenti, contemporaneamente, tutte le figure – dall'oncologo, al radiologo, al chirurgo al radioterapista – specializzate nel trattamento del tumore del seno, e dove sono assicurati standard di qualità e quantità: in questi centri, la donna viene presa in carico a 360 gradi, dalla prevenzione fino alle eventuali cure palliative. Attenzione però: solo le breast unit "certificate" possono legittimamente fregiarsi di questo titolo. In Italia sono ancora poche, purtroppo: solo il 12% dei tumori della mammella è trattato in centri che seguono almeno 150 casi l'anno (un indice di qualità ritenuto il minimo indispensabile secondo gli standard della European Society of Breast Cancer Specialists, ndr.).

 

Qual è la situazione nei Castelli? Soltanto l'Ospedale San Giuseppe di Albano Laziale si collocava, a dati 2013, poco sotto la soglia dei 150 interventi: ma solo perché il rallentamento dello screening,  dovuto al funzionamento a scartamento ridotto delle unità mobili (grazie alle quali nel 2004 la Asl aveva registrato un tasso di adesione allo screening superiore al 72%, con quasi 600 interventi di carcinoma mammario effettuati) ha influito pesantemente sull'avvio del percorso di cura delle pazienti. Quindi l'ospedale sembrerebbe un candidato naturale a diventare Breast Unit certificata, e il futuro ospedale dei Castelli sarebbe la sede idonea a realizzare l'integrazione dei reparti. D'altronde la Asl assicura che così sarà,  il progetto la prevede, e tutto questo dovrebbe avvenire entro l'anno prossimo.

La scadenza è  molto ambiziosa: le perplessità aumentano se si osserva cosa succede mentre scriviamo: il nuovo ospedale è oggi un cantiere poco avanzato. Ce la si può ancora fare?

La realtà sembra purtroppo contraddire la dichiarata volontà: sul territorio della RMH si assiste infatti in questi giorni all'ennesimo trasloco di reparti in nome della più deleteria frammentazione! Marino è la new entry, ed ospita da poco la senologia, che prosegue nel suo percorso di migrazione da Albano ad Ariccia, mentre ad Ariccia resta per ora oncologia e ad Albano la chirurgia, finalmente stabilizzata, dopo alcuni anni a Genzano in attesa che ad Albano fossero rinnovate le sale operatorie: niente paura però, a breve, si dice, saranno pronte le sale operatorie a Marino che avranno il compito di accogliere in day-hospital il 75% degli interventi di senologia. Viene naturale chiedersi, ora: da quali analisi deriva la decisione per cui la più parte degli interventi saranno improvvisamente eseguiti in day-hospital? La tutela della salute è stata tenuta in debita considerazione, oppure si tratta di una variabile condizionata dalla volontà di tagliare i fondi? E che dire dello spostamento territoriale da Albano a Marino che, appunto,  potrebbe portare molte donne a preferire la prossimità e a rivolgersi ad una struttura come il Regina Apostolorum, pronta a beneficiare dei rimborsi pubblici, senza avere le caratteristiche di quantità e qualità che Albano ha sinora garantito? E se l'obiettivo è quello di spostare il tutto nel nuovo ospedale nel 2016, qual era l'urgenza di questo provvisorio trasloco? Non si potevano utilizzare questi mesi per avviare il percorso di certificazione della Breast Unit ? O c'era forse l'urgenza di dare rapidamente un senso a un ospedale, quello di Marino,  in costante declino, e quindi di evitarne la chiusura?

E lo screening, in che stato versa? Lo abbiamo ricordato appena, l'eccellenza fu raggiunta oltre dieci anni fa, con un sistema incentrato sulle due unità mobili che consentivano di raggiungere efficacemente ed efficientemente il rarefatto territorio dei Castelli. Poi è iniziato il tracollo: prima sono venute rocambolescamente meno entrambe le unità, poi una è stata recuperata, a singhiozzo,  per poi riprendere un servizio la cui continuità è costantemente minacciata: e i bassi numeri dello screening lo dimostrano!.

Ecco, a fronte di queste evidenze, quello che i cittadini si chiedono è: quali sono le prospettive realistiche per una Breast Unit certificata nei Castelli? E per uno screening adeguato? Si sta lavorando seriamente per questi obiettivi, oppure li si sacrificherà sull'altare dei tagli alla spesa pubblica, continuando tuttavia a foraggiare scelte contraddittorie a scapito della salute dei cittadini?

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